A febbraio 2022, Alisa Kovalenko ha dovuto lasciare la macchina da presa e ha imbracciato il fucile: regista per professione, si è arruolata nell’unità combattente volontaria delle Forze armate ucraine, dopo l’invasione russa. Per quattro mesi, ha lasciato la sala di montaggio di WE WILL NOT FADE AWAY ed è andata in trincea.
A febbraio 2022, Alisa Kovalenko ha dovuto lasciare la macchina da presa e ha imbracciato il fucile: regista per professione, si è arruolata nell’unità combattente volontaria delle Forze armate ucraine, dopo l’invasione russa. Per quattro mesi, ha lasciato la sala di montaggio di WE WILL NOT FADE AWAY ed è andata in trincea. Poi ha finito il suo film, in concorso a Giffoni per la sezione GexDoc. Il film non è solo una storia di guerra e di stravolgimenti – tuttora in corso e di stringente attualità – ma lancia anche un messaggio di gioioso e di speranza in mezzo alle bombe: i bambini, cioè gli adulti di domani, devono continuare a sognare e la loro luce si contrappone all’ottusità che sempre più spesso caratterizza le decisioni ed i comportamenti degli uomini.
L’infanzia e la spensieratezza sono un lontano ricordo. Nella regione mineraria del Donbass, i progetti di un gruppo di ragazzi ucraini devono fare i conti con la guerra che distrugge luoghi e famiglie. Però non spazza via la memoria, non soffoca i sogni o almeno non del tutto. Prima delle bombe, la vita di cinque giovani è una tavolozza di colori. Non solo dipingono ma scattano anche fotografie, sperano di diventare attori oppure i nuovi Elon Musk. Poi i sogni restano solo sullo sfondo ed emergono di tanto in tanto nella loro reazione di ribellione al contesto che muta: non smettono di essere esploratori e innamorati dell’avventura, accettano le sfide e camminano anche in campi minati. C’è un’opportunità, si chiama Nepal: intraprendono un lungo viaggio, forti della speranza/ambizione di conquistare il mondo.
I cinque ragazzi hanno l’incubo della guerra sull’uscio delle proprie abitazioni. Il futuro è incerto, compromesso ma cercano di preservare la propria quotidianità e provano a costruirsi una strada. Una spedizione sull’Himalaya offre l’occasione per una breve fuga da quella terribile realtà. È un’esperienza fantastica: lascia in eredità un ricordo che li legherà per sempre, a prescindere dal destino al quale andranno incontro.