I cento volti di Pasolini, oggi Mamma Roma. Poi il lab su poesia, parole ed immagini

In Sala Blu la proiezione del film interpretato da Anna Magnani. Presenti gli studenti di GIffoni e Pomigliano d’Arco. A seguire il laboratorio di Tramontano Guerritore: raccontare è una missione. E’ il suo più grande insegnamento

Nuovo appuntamento per Pier Paolo Pasolini: i suoi “100” volti, il progetto pensato da Giffoni con il contributo della Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Talk, convegni, mostre, reading dedicati alla produzione poetica e letteraria di Pasolini. Questo il concept di un evento rivolto in particolare ai ragazzi.
Questa mattina la sala Blu della Multimedia ha visto protagonisti gli studenti dell’istituto Gian Camillo Glorioso di Giffoni Valle Piana e quelli degli istituti Imbriani, Cantone e Serao di Pomigliano d’Arco. Ragazze e ragazzi, insieme ai loro insegnanti, hanno assistito al film “Mamma Roma” diretto nel 1962 da Pier Paolo Pasolini e interpretato da Anna Magnani.
Una prostituta, Mamma Roma, abbandona il marciapiede dopo il matrimonio del suo protettore ed inizia una attività onesta. Suo figlio non la ama, ma la donna vuole assicurargli un futuro senza problemi e gli trova un impiego. Il ragazzo però preferisce rubare…
Il film è stato presentato nel 1962 alla 23esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, mentre la versione restaurata in 4K, promossa dalla cineteca di Bologna e dalla Csc – Cineteca nazionale, è stata protagonista della 72esima edizione del festival di Berlino, nel 2022, nella sezione Berlinale Classics.
Tanti ed appassionati i commenti degli studenti al termine della proiezione.

Stimolati da Gianvincenzo Nastasi del team di Giffoni, ragazze e ragazzi hanno analizzato tematiche e tecniche del film. “Mi è molto piaciuta la scrittura alla base di questo lavoro – ha commentato Andrea – La storia è comprensibile in tutte le sue parti e puoi percepire esattamente cosa prova la madre, dalla iniziale felicità al dolore finale. Pasolini è riuscito a rendere perfettamente una vasta gamma di sentimenti. Per me è stato un debutto. Lo conoscevo come autore ma non come regista”. L’amore materno e la pietas sono i fili conduttori del film: “Sinceramente è uno di quelli che meno apprezzo nella produzione cinematografica di Pasolini – ha ammesso Eduardo – L‘eccesso di dramma rischia di produrre un effetto da irrealismo storico che per esempio non ho riscontrato in Accattone. Ci sono molti rimandi religiosi ma manca quell’effetto crudo della realtà che invece ho amato in altre sue produzioni”. Carmine è rimasto turbato dalla reazione finale della madre, interpretata da Anna Magnani, mentre Amelia è rimasta colpita da una frase: “Niente può essere costruito su niente”. Maria Cristina ha voluto concentrare la sua analisi sul messaggio sociale: “Pasolini sembra volerci dire che i personaggi provano ad emanciparsi dalla loro condizione ma non ci riescono, quasi come se non riuscissero a fuggire dal loro destino”. L’analisi della platea non ha risparmiato il racconto della città: “Trovo che la rappresentazione di Roma sia in qualche modo fasulla – ha spiegato Lorenzo – Come se mancasse una visione generale” e Andrea ha ricordato che la scelta del regista è stata probabilmente quella di creare un effetto da gotico moderno per lasciare sorpreso lo spettatore.

Subito dopo la proiezione gli studenti hanno partecipato a un laboratorio curato da Alfonso Tramontano Guerritore finalizzato alla riscoperta delle parole chiave del cinema di Pasolini. Dalle parole alle immagini, alle scene di vita vissuta, perché “con la poesia è possibile costruire, fare, colorare e giocare a pallone”. La libertà, l’esaltazione perfetta di uno stimolo che può essere trasformata in una catena perfetta di visioni e lettere. “Mettere insieme sentimento e corpo, con empatia e umanità – ha spiegato Tramontano Guerritore – Possiamo essere artigiani, possiamo costruire la bellezza, l’armonia, il sentimento”. Raccontare è una missione, come quella di Pasolini, un viaggio fatto di tempo e sensi. Immaginazione, fantasia, il coraggio e la voglia di esprimere una percezione, una visione, l’atmosfera. Ed è così che la Sala Blu si è trasformata in un palcoscenico speciale: un pallone, per fare poesia, per raccontare una storia e 13 ragazzi accolti da una platea che si trasforma
Se parliamo di calcio, sappiamo tutti come funziona, ecco perché diventa metafora – ha continuato Alfonso Tramontano Guerritore -, ma è la stessa cosa con i sentimenti. Con la paura, con il dolore, con la gioia. Quando sei allo stadio, il tuo corpo ti trasporta, ti guida, ti invoglia a muoverti. È come se subissimo qualcosa, inconsapevolmente. La grande lezione di Pasolini è questa, la poesia è un corpo da indossare, che ci indossa a sua volta. Con il linguaggio e con la poesia possiamo giocare a pallone”.

Prossimo appuntamento per i ragazzi del triennio delle scuole campane, martedì 14 novembre con la proiezione de Il Vangelo Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini.

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