Giovanni Papaleo: «Nessuno si pone il problema del risparmio d’acqua. È un problema culturale. Cambiare si può, con piccoli gesti».
Rinnova il suo sostegno a Giffoni Acea con il suo messaggio sociale di sostenibilità e di tutela della risorsa idrica. Parteciperà a una serie di momenti previsti nella sezione Impact e ad altri due incontri nella sezione Parental Experience sui temi della tutela del territorio e delle risorse idriche. Rinnovata inoltre la seconda edizione di ACEA Special Award, un premio al miglior film in concorso sul tema della sostenibilità e delle risorse idriche.
La sezione Impact, in particolate ha visto l’intervento di Giovanni Papaleo, COO Acea Holding, sui temi della tutela del territorio e delle risorse idriche. «Lavoriamo su acqua, ambiente ed energia – ha detto Papaleo ai giffoner – Il ciclo dell’acqua è un ciclo industriale. Questo concetto di industriale legato all’acqua non è molto presente nella nostra cultura. Obbligo di un gestore è captare l’acqua, distribuirla, depurarla e riconsegnarla in natura nelle stesse condizioni in cui l’ha prelevata. Un processo continuo che non è possibile interrompere. Quello dell’acqua è un tema che sarà sempre più serio e gravoso per i prossimi 15 anni. Stiamo cercando di far passare il concetto per cui venga destinata meno acqua potabile ad usi agricoli. La maggior parte dell’acqua potabile viene usata per usi non umani. Quindi ridurre la percentuale d’acqua per uso agricolo ci porterebbe in una posizione di grande vantaggio. La disponibilità di risorse idriche scemerà gradualmente, per i mutamenti climatici e in parte perché viviamo in una condizione di grande utilizzo del prezioso liquido. Molte intelligenze dovranno essere destinate a risolvere questa complicazione e noi ci stiamo lavorando. L’altro punto è ridurre il più possibile le perdite, che non sono solo perdite fisiche ma anche dovute a frodi. Ci sono persone che utilizzano l’acqua impropriamente senza pagare. Queste inefficienze creano non pochi disagi».
E sul binomio transizione cultura-transizione ecologica, Papaleo è chiaro: «Non possiamo andare avanti su concetti divisivi tra generazioni. Il passo culturale è lavorare insieme. Importante è l’interdisciplinarietà. Lo sviluppo delle grandi città lo abbiamo avuto subito dopo la Seconda guerra mondiale, tra gli anni Cinquanta e Settanta, fino agli anni Ottanta. Oggi le grandi città sono tutte in regressione sul piano demografico. Sono stati creati interi quartieri abusivi o non programmati. Oggi siamo riusciti a recuperare e a portare i sistemi distributivi anche nei quartieri che non erano stati oggetto di una pianificazione urbanistica. Ma come ci si prepara ad affrontare il fatto che l’acqua non sia un bene più disponibile in maniera abbondante? Oggi consumiamo 6 volte l’acqua che consuma un cittadino europeo medio. Un problema culturale che si risolve con piccoli gesti. Nessuno si pone il problema di risparmiare l’acqua».
Sull’uso della plastica come contenitore, Giovanni Papaleo traccia un percorso già avviato grazie a sensibilizzazione e tecnologia. «Noi italiani siamo i più grandi consumatori di acqua minerale del pianeta. Abbiamo l’acqua migliore sul piano delle caratteristiche, ma consumiamo acqua in bottiglia. Bisogna evitare l’uso della plastica in tutte le attività, certo. Ma è bene chiarire che ci vuole del tempo per avere risultati positivi».