Cabrini

CABRINI: “FARE SPORT È INDISPENSABILE AIUTA A CRESCERE E PUÒ CAMBIARE LA STORIA DI UN PAESE”

Antonio Cabrini entra in campo a Giffoni53 nel primo pomeriggio. Alle sedici in punto. Indossa pantaloni di cotone sopra giacca e camicia morbide. Tutto rigorosamente blu. Blu come i suoi occhi e le poltrone della sezione Impact del festival. Blu come la maglia della nazionale italiana con la quale nel 1982 ha portato a casa la coppa del mondo.

Antonio Cabrini entra in campo a Giffoni53 nel primo pomeriggio. Alle sedici in punto. Indossa pantaloni di cotone sopra giacca e camicia morbide. Tutto rigorosamente blu. Blu come i suoi occhi e le poltrone della sezione Impact del festival. Blu come la maglia della nazionale italiana con la quale nel 1982 ha portato a casa la coppa del mondo. “Quella vittoria cambiò la vita del nostro Paese” esordisce davanti ai giffoner. “Un’impresa senza dubbio sportiva ma non solo sportiva. L’Italia stava vivendo una stagione delicata: le brigate rosse, il terrorismo, profonde e violente tensioni sociali. Anche il mondo del calcio era finito sotto i riflettori per lo scandalo delle scommesse. Quella vittoria fu tale per tutto il paese. E produsse un movimento di crescita complessiva”. Il bell’Antonio oggi lavora anche come mental coach e istruttore di padel. Era e resta un appassionato di calcio. Soprattutto un fuoriclasse. Le sue parole, infatti, corrono veloci nella Multimedia Valley esattamente come faceva lui sulla fascia sinistra del rettangolo di gioco. Lui, nato attaccante ma naturalizzato terzino fluidificante per felice intuizione di un allenatore delle giovanili. “Lo sport può cambiare la vita di una persona come di un paese” aggiunge. “È importante, soprattutto per le ragazze e i ragazzi, fare attività sportiva perché aiuta a crescere atleticamente, mentalmente e umanamente. Dico di più: non solo è importante ma bisogna farlo” ripete indugiando su ogni singola sillaba. “Oggi la tecnologia facilita la comunicazione e il lavoro. Ma bisogna stare attenti, specie con i più piccoli che hanno un rapporto strettissimo con queste nuova realtà. Penso ad esempio ai cellulari e all’utilizzo pressoché continuo che ne fanno. Ho letto proprio di recente di un’indagine. A cinque bambini delle elementari veniva chiesto di fare una capriola. In due nemmeno sapevano cosa fossero. Uno solo è riuscita a farla bene”.

Cabrini è stato il primo calciatore italiano ad aver vinto tutte le coppe europee. Un primato che condivide con l’indimenticabile Gaetano Scirea, suo compagno di squadra nella Juve e in nazionale, scomparso prematuramente a causa di un incidente stradale: “Gaetano è stato un maestro. Un vero amico dentro e fuori dal campo. Un leader. Uno che non aveva bisogno di parlare. Un grande atleta e un grande uomo”. Nel palmares di Cabrini anche un altro primato: essere stato l’unico calciatore ad aver sbagliato, nella storia dei mondiali, un rigore in finale nei novanta minuti regolamentari. “Bearzot, al termine del primo tempo” racconta “mi disse una cosa sola: questo errore ci farà vincere la finale”. Sul palco della sezione Impact c’è anche il giovane creator digitale Zw Jackson, nome d’arte di Antonio Pellegrino. Venticinque anni e milioni di visualizzazioni su Youtube con una serie di video sul calcio nei quali racconta le gesta della Play2Give, squadra della terza categoria lombarda. Il suo stile è semplice e diretto. Immersivo. Inconfondibile: “amo il calcio e provo a raccontarlo con un linguaggio veloce. Con una narrazione che lascia poco spazio alla disattenzone. Sicuramente la grammatica dei social ha le sue regole. A queste regole naturalmente applico il mio stile”. Triplice fischio. L’incontro finisce qui. Sessanta minuti di domande e risposte. Si torna a casa. Cabrini esce dalla sala blu di #Giffoni53 tra gli applausi calorosi del pubblico. Come sempre.

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