“Non sono importanti le storie, ma il modo in cui le si racconta. Tutto può essere raccontato, ci sono storie ad ogni angolo, ma è il come a fare la differenza”. Sono preziosi i consigli di Bruno Oliviero ai ragazzi +18 di #Giffoni53 e, proprio per questo, le domande si susseguono con ritmo e interesse.
“Non sono importanti le storie, ma il modo in cui le si racconta. Tutto può essere raccontato, ci sono storie ad ogni angolo, ma è il come a fare la differenza”. Sono preziosi i consigli di Bruno Oliviero ai ragazzi +18 di #Giffoni53 e, proprio per questo, le domande si susseguono con ritmo e interesse.
È più creatività o più tecnica? Meglio partire dalla realtà o coltivare la fantasia? Come si affronta il blocco da foglio bianco? Un viaggio nel mondo della scrittura da sceneggiatura lungo un’ora, con la promessa di dargli seguito.
Sua la stesura di Ariaferma e de L’Intrusa (entrambi film diretti da Leonardo Di Costanzo), ma anche de La Variabile Umana. Una parte di rilievo del suo lavoro nel mondo del cinema, che include anche impegni nella regia e in qualità di direttore della fotografia.
“Volevo fare il pittore, mi ha distolto mio padre!”, ironizza. “Comunque sappiate che sento una grande responsabilità nel parlare con voi. Penso a mio figlio che ha la vostra età, ma anche a me a vent’anni. Vivete un momento in cui dovete affrontare il mondo e noi dovremmo aiutarvi. Ricordo quegli anni per me terribili, erano pieni di paura, vedevo il mondo lontanissimo, però qualcosa mi ha fatto restare saldo sul mio sogno e poi ci sono riuscito. Parlare con voi è bello perché ancora continuate a partecipare al dibattito, da adulti acquisiamo brutti vizi come la disillusione. Chi scrive, invece, ha la necessità di coltivare l’illusione”.
Scrivere, immaginare una scena. Come si affronta questo processo creativo? Oliviero non ha certezze da consegnare, ma regala generosamente le sue esperienze. “Insegno sceneggiatura e spesso i miei allievi hanno il brutto vizio di scrivere cose che non si vedranno mai nella scena. Bisogna partire dallo spazio e dal tempo, provate a camminare, le scene vanno vissute e poi lette ad alta voce, serve la consapevolezza del tempo necessario a replicarle. In quel momento state costruendo un’inquadratura e se c’è roba inutile – o che alla fine non potrà comparire – è meglio toglierla. Quando scriviamo una sceneggiatura dobbiamo essere aperti al fatto che i nostri personaggi potrebbero fare delle cose irrazionali. E poi il cinema si fa con gli altri, dovete stare con gli altri”.
Storie che funzionano, storie che sono un flop. “Io studio tanto prima di scrivere, quando ho in mente un romanzo o una storia comincio a studiare, ma anche a parlare con chi conosce l’argomento, con chi ha avuto esperienze in merito. Spesso la realtà ci dà il permesso di raccontare cose che penseresti di non poter dire. La realtà è piena di buchi narrativi, di rovesci del destino. E sono sempre gli obiettivi i ganci a cui aggrapparsi. Per scrivere qualunque cosa è necessario prima formulare un desiderio chiaro. Cosa volete? Chiedetevelo e poi fate attenzione, esprimere un desiderio significa che potrebbe essere esaudito. Trovato il centro di tutto, bisogna cercare di renderlo chiaro”.
La regola delle regole resta trovare il proprio personale registro, “nella narrazione ci sono un sacco di indicazioni, ma i film più interessanti danno nuovi input e le riscrivono. Conoscerle serve, ma è bene essere capaci di abbandonarle e trovare il proprio modo. E non lasciatevi condizionare soltanto dai numeri, è troppo facile contare, la qualità non si trova nei numeri”.