Resilienza e il desiderio di un futuro migliore nel film in concorso LITTLE ONES per la sezione Generator +16.
Nella storica Sala Truffaut, è stato proiettato il primo titolo in concorso per la sezione Generator +16 del Giffoni Film Festival 2023 ovvero il film LITTLE ONES diretto da Julie Lerat-Gersant. La protagonista è la giovane Camille di soli 16 anni e in procinto di diventare mamma. Portata in una casafamiglia per madri adolescenti, secondo la sentenza di un tribunale di famiglia, la ragazza si trova a doversi separare dalla madre tossica, per vivere in una condizione più sana e tranquilla, per lei e il bambino. In questo luogo, incontrerà diverse donne nella sua stessa situazione, come nel caso di Alison e l’assistente sociale Nadine. Con lei, non mancano gli scontri, data la figura autoritaria che è chiamata a svolgere all’interno della struttura.
Il titolo tradotto in italiano, Petites – La Vita Che Vorrei… Per Te, anticipa il cuore pulsante di questa storia che arriva dritta al cuore di chi ha il piacere di scoprirla. La sceneggiatura è stata ideata e scritta dalla regista, mentre si trovava impegnata a svolgere un laboratorio di scrittura in un centro dedicato a giovani donne in dolce attesa. La cineasta francese ha raccontato i tormenti di Camille in maniera molto naturale, come se non fossero frutto di un lavoro ben scritto alle spalle. Il passato doloroso vissuto dalla madre viene compreso anche da Camille, in maniera molto crudele. Il contrasto tra la spensieratezza tipica di chi vive il periodo adolescenziale entra in conflitto – con la speranza di trovare un equilibrio possibilmente non precario – con l’imminente consapevolezza di diventare madre. Com’è giusto che sia, il film riesce anche a fornire dei momenti nei quali poter prendere il respiro, sollevare la testa e affrontare le varie difficoltà della vita, un passo alla volta. La stessa Camille, sotto certi aspetti, può essere considerata un’eroina dei giorni nostri, anteponendo la sua felicità a quella del bambino.
In Sala Truffaut a rispondere alle domande e riflessioni dei juror era presente la regista Julie Lerat-Gersant, visibilmente emozionata nel vedere una sala piena di giovani così attenti nel vedere il suo film. Dai commenti pervenuti al microfono, i giurati sono rimasti colpiti dalla forte empatia, che il personaggio di Camille è riuscito a instaurare con lo spettatore.
Un’altra domanda molto interessante ha riguardato l’abilità della Lerat-Gersant di dirigere in maniera così autentica il cast e i bambini presenti nel film. Dato che i piccoli attori – tra i quali la neonata Diana, la vera figlia della regista – non c’è stato modo di dare alcun tipo di indicazioni, la regista li ha lasciati liberi di agire davanti alla macchina da presa. Mentre per quanto riguarda gli adulti, la passione è stato il motore di tutto. La sinergia costruita col tempo tra gli attori ha reso possibile tutto questo. Tra l’altro, la Lerat-Gersant, attrice di stampo teatrale – che nel film è la responsabile della casafamiglia – ha voluto portare una connotazione tipica del teatro, anche nella sua prova da regista cinematografica. Abituata ad andare in scena, senza possibilità di ripetere le scene, ha deciso di applicare lo stesso metodo anche nello stile di ripresa del film LITTLE ONES.
Il punto focale di tutta la storia si può rintracciare nello switch che la Camille compie tra l’inizio e la fine del lungometraggio. Se inizialmente l’idea di tenere il bambino era impossibile perché di fatto non ne voleva sapere di diventare madre, ad un certo punto, il suo pensiero subisce un’inversione di tendenza. La decisione di non tenere con sé il piccolo nasce dalla consapevolezza di non essere in grado di potergli offrire una famiglia che gli voglia bene, che non gli faccia mancare nulla economicamente e che lo faccia crescere senza problemi emotivi. Se Camille non interpella il fidanzato nella scelta di tenere o meno loro figlio è per il background nel quale è cresciuta. Una madre amorevole ma con problemi di dipendenza, che non ha mai tenuto conto dei partner che aveva accanto, ha portato Camille ad emularla in tutto e per tutto.