La storia di un trio di amici speciali vive nel film in concorso The Fantastic Three per la sezione Generator +13.
Il primo film in concorso del Giffoni Film Festival 2023 per la sezione Generator +13 è il lungometraggio THE FANTASTIC THREE diretto dal regista francese Michael Dichter. Candidato ai César Award per il cortometraggio Pollux, per il cineasta è la prima volta che si cimenta nella direzione di un film. Il desiderio di mostrare allo spettatore una versione inedita della Francia che tutti conoscono, si è concretizzata con la realizzazione di questo progetto. La storia dei tre ragazzi, ambientata in periferia, viene raccontata con occhi che hanno smesso di sognare e che sono costretti a fare i conti con la dura realtà. Sentirsi abbandonati a se stessi, non avere la percezione di cambiamenti importanti per il loro futuro, viene affrontata in maniera meno grave, grazie alla loro giovane età.
Il regista ha portato sul grande schermo, una storia rispolverata dal cassetto dei ricordi della sua adolescenza, quando era un ragazzo anche lui ed era circondato da amici, che rappresentavano a tutti gli effetti la sua seconda famiglia. Così come il protagonista del film, anche Michael Dichter, ha provato sulla sua pelle la sofferenza nel continuare ad aspettare il ritorno del padre.
Quel che invece non aveva messo in conto, era l’uscita dal carcere del fratello Sebastien, il cui ritorno in casa, sancisce l’inizio di un incubo. Diventa quasi un ossimoro, il concetto di speranza sviluppato dal regista e messo in scena dal personaggio di Max. Nonostante la speranza non abbia mai fatto parte della sua quotidianità, in cuor suo non smette di sperare di tornare a vivere con tutti i componenti della sua famiglia, in maniera tranquilla e senza risvolti drammatici.
Il dibattito con i giurati della Generator +13, è stato ricco di spunti e articolato da domande che hanno permesso al regista Michael Dichter, all’attore protagonista Diego Murgia e al produttore del film, di sciorinare alcune curiosità che si sono rivelate utili per la comprensione ancora più approfondita del film. Ad aver colpito i juror presenti in Sala Truffaut è stato il personaggio di Tom, uno dei Fantastici Tre, per il modo con il quale il suo personaggio ha effettuato un’evoluzione discendente nel corso della storia. Da personaggio che brillava di luce propria, verso la fine del film è colui che più di tutti, non solo perde la freschezza iniziale ma vive il dramma più grande di tutti.
Alla domanda: qual è stata la scena più bella e quella più difficile da girare? Il regista ha risposto che la finale, – quella che vede Tom impugnare la pistola durante il party – è stata la più complessa da girare. I ragazzi erano ormai stanchi, dato che per un mese intero hanno girato a tutte le ore del giorno e della notte. Non a caso, la scena finale è stata girata alle due del mattino, in una situazione emotiva molto complessa per i giovani attori, stremati per la stanchezza accumulata. Questo ha permesso al regista di fare un passo indietro, smettendo di dirigerli e lasciandoli liberi di esprimersi come meglio credevano.
Ciò che è emerso dalle parole del regista e dell’attore, è quanto l’amicizia – elemento cardine della storia del film – sia stata presente fuori e dentro il set. Come dichiarato dal regista Dichter: “la scena più bella è stata la finale per il momento di comunione tra tutti i personaggi tanto che non li ho più diretti, si aiutavano gli uni con gli altri e il gruppo di amici era davvero presente e non solo per esigenze sceniche. Prima i ragazzi non si erano mai incontrati e si sono conosciuti durante le riprese.”
In merito alla domanda riguardante la costruzione del personaggio di Max, il regista ha ammesso di aver inserito qualcosa di se stesso, qualcosa del lato oscuro che tutti noi abbiamo e anche qualcosa della persona che ci piacerebbe essere a questo mondo.
Un elemento che ha attirato molto l’attenzione dei ragazzi è stato il rapporto tra Max e il fratello maggiore Sebastien. Quando l’amore non basta a salvare una persona dalla propria oscurità cosa si può fare? La risposta data dal regista rappresenta il cuore pulsante della storia: “io penso che nel film il personaggio di Max alla fine capisce che se trovi il vero amore ti puoi salvare. Il problema è che lui credeva che il vero amore fosse quello del fratello, ma in realtà era quello dei suoi amici.” Per concludere, sempre in relazione al rapporto contrastante tra i due fratelli, l’attore Diego Murgia ha sottolineato un aspetto che dimostra quanto l’età sia solo un numero: “Max è molto maturo nonostante sia giovane e per questo si apprezzano le differenze tra le azioni cattive e positive. Max ha dovuto imparare da solo a fare delle cose suo malgrado. È un adulto nel corpo di un ragazzo mentre il fratello maggiore è un adulto nel corpo di un ragazzo. C’è una grande parte di me nel personaggio e in certe situazioni ho ricordato delle cose che ho vissuto e che mi hanno aiutato a interpretare al meglio il personaggio.”