È radiosa nel suo abito total white Nicoletta Ercole all’arrivo nella Sala Verde della Multimedia Valley, dove ha incontrato i giurati della categoria +18 nell’ultimo workshop della giornata.
È radiosa nel suo abito total white Nicoletta Ercole all’arrivo nella Sala Verde della Multimedia Valley, dove ha incontrato i giurati della categoria +18 nell’ultimo workshop della giornata. Quella di Nicoletta Ercole è la storia di un amore, quello per la moda e i costumi, nato in età adolescenziale. Non un’infatuazione tipica di quegli anni, ma un amore destinato ed essere il più grande ed eterno.
“Avevo 15-16 anni e la mia più cara amica era Barbara Mastroianni, figlia di Marcello, ed eravamo appassionate del Gattopardo e di Via col Vento. Mentre i nostri amici andavano in discoteca, noi affittavamo le pellicole e vedevamo questi due film in loop. Già allora immaginavamo come vestire a modo nostro quei personaggi. Poi, poco dopo essermi iscritta all’università, ebbi la possibilità di essere volontaria costumista per Piero Tosi, il più grande costumista di sempre. Lui non mi ha più lasciato, e così avuto modo di lavorare con Luchino Visconti. È così che ho capito che quello era il lavoro della mia vita, lavoro più bello del mondo. Ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi”.
Un ruolo imprescindibile, non improvvisabile. C’è tecnica, artigianato, pazienza, c’è la sensazione, la creazione, c’è la trasformazione e l’interpretazione. C’è la regia del costume, come la definisce Nicoletta Ercole. Un’arte nell’arte. “Il cinema è immagine. Tutto ciò che la contiene è frutto del lavoro di tutti. Deve esserci sintonia con attori, registi, scenografi, direttori di fotografia. Solo così si possono creare cose straordinarie. Ma se il costume è mal illuminato ed immortalato, tutto viene vanificato. Ci sono molto registi che non considerano i costumi importanti, ma loro non comprendono che noi costumisti non vestiamo, ma interpretiamo, forniamo gli elementi che poi completano la personalità di un personaggio. Sono i costumi che creano omogeneità con la scena”.
Si è parlato tanto del futuro e dell’autonomia del costumista sul set cinematografico. Un futuro minacciato dalla tecnologia. “Non ho paura, ho 70 anni” – scherza Nicoletta Ercole. “Appoggio pienamente lo sciopero in America. Nulla può sostituire una mente umana. Una genialità. Questo è un ruolo pensato, non improvvisato. Molte fiction invece hanno mal abituato questo settore, perché vedo tante persone che non hanno studiato per fare questo lavoro. Io tendo ad affaticarmi di più lavorando con i giovani, ma lo faccio perché ho l’indole di insegnare. Voi ragazzi oggi qui siete spettatori, ma dovete diventare i prossimi protagonisti del cinema.”
L’abito che nasce dalla mente creativa di una costumista che lavora per produzioni cinematografiche e teatrali ha un obiettivo che è lontano, per necessità ed impegno, da quello di un direttore creativo di una maison. Nicoletta Ercole è precisa e sincera sul tema: “Nella casa di moda si crea uno stile che deve durate una stagione. Noi dobbiamo creare qualcosa che deve durare per sempre nella storia del cinema. In un film, soprattutto contemporaneo, non si deve seguire un trend. Deve essere uno stile senza tempo. Quando mi dicono che i tempi sono cambiati per alcuni abiti sono ancora più convinta delle mie scelte. Io non voglio che i film, e quindi i suoi costumi, siano databili, ma che siano “eterni”. Mai seguire una sola moda. La moda si ripete. La moda si trasforma.”