Giancarlo Giorgetti

L’APPELLO DI GIORGETTI A #GIFFONI53: “RAGAZZI, PARTECIPATE ALLA POLITICA, IL FUTURO È VOSTRO”

In collegamento il Ministro dell’Economia e delle Finanze: “In Italia esiste un gap di conoscenze su queste discipline. Con l’Istruzione daremo maggiore dignità a queste materie”. Sullo scenario internazionale: “Servono governi forti. In Europa oggi non è così e questo impedisce di prendere decisioni veloci”

Non ci sono fisicamente, ma ci sono lo stesso”, è l’esordio di Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, che in collegamento questa mattina ha incontrato i ragazzi della Impact! nell’ambito di #Giffoni53.  Ad accoglierlo il fondatore di Giffoni, Claudio Gubitosi: “Sono felicissimo di questo incontro – ha detto – Registriamo in questi giorni grande attenzione per tutto quello che sta accadendo a Giffoni, dai film bellissimi ai tanti talenti. Qui siamo in Impact e questo spazio nasce con l’obiettivo di contribuire a far crescere questi ragazzi”. Ed i ragazzi, come sempre accade a Giffoni, diventano i protagonisti dell’incontro. Con le loro domande, senza filtri e senza censure. Alle quali il Ministro risponde senza sottrarsi e senza reticenze.

Tante le tematiche affrontate, tanti gli spunti che emergono a conferma di come i conti pubblici non siano solo numeri da tenere in ordine, ma impattino sulla vita di ogni cittadino italiano ed europeo e possano condizionarne la vita, in particolare dei più giovani, di coloro che con fatica e passione stanno costruendo il perimetro della propria esistenza.

Si parte dalla cultura del lavoro e da quella del non lavoro. Su questo il Ministro Giorgetti fa un appello ai ragazzi, un appello alla partecipazione alla vita pubblica. Non siate spettatori, ma protagonisti: “Bisogna costruire – ha detto – un patto sociale intergenerazionale altrimenti non regge il contratto sociale tra chi ha costruito, anche con sacrifici, una società, che comunque continua a dare opportunità, e chi ne rappresenta il futuro. A questo proposito la nostra è una società che va curata, migliorata in vista delle nuove sfide ed i giovani in questo giocano una partita decisiva. Ecco perché dico che devono partecipare più attivamente alla vita politica. Altrimenti il rischio è che i diritti che rivendicano passino in secondo piano agli occhi dei politici. Ai ragazzi dico di essere protagonisti del loro futuro che è fatto anche di partecipazione alla vita delle loro comunità ed alla vita politica in genere”.

La cultura del non lavoro riguarda i giovani? Non c’è giudizio nelle parole del Ministro. I ragazzi in sala puntano l’indice sulle difficoltà che incontrano nel percorso di costruzione di un orizzonte professionale: “Parto – ha detto – dall’osservazione dei dati che purtroppo è oggettiva. L’Istat ci dice che in Italia c’è il record dei Neet, è un primato che non va sottovalutato. Ci dobbiamo interrogare sulle cause, certo. Ma in assoluto dico che la cultura del non lavoro va rimossa. Se non riusciamo a determinare condizioni di studio e di lavoro ottimali perderemo il potenziale per costruire il nostro futuro. La politica in questo deve compiere uno sforzo in più. I ragazzi possono candidarsi alle elezioni amministrative dei propri Comuni, ad esempio, ma possono partecipare anche in altri modi, l’importante è che lo facciano”.

Pesa come un macigno il debito pubblico italiano: “Su questo punto – ha spiegato Giorgetti – credo che serva responsabilità, decidendo di fare debito solo per quegli investimenti che realmente facciano crescere il Paese. Non è giusto, come accaduto in passato, che gli italiani di oggi lascino a chi verrà l’onere della restituzione. Bisogna fare cose giuste, senza sprechi, con investimenti che creino condizioni di vita migliori e rendano il Paese più attrattivo. Ci orienteremo in questo senso per il prossimo bilancio la cui sessione inizia a settembre. Vorrei che non dimenticassimo che l’Italia è una grande potenza industriale, la seconda a livello europeo. Ha grandi potenzialità che vanno messe a frutto ed è in questo che il contributo dei ragazzi può essere decisivo”.

Non aiuta l’evasione fiscale, una piaga per l’Italia, un fenomeno che tanto incide sulla qualità di servizi che un Paese può offrire e che renda odiosa a chi paga la pressione fiscale. I ragazzi in sala lo dicono senza mezze misure: ma perché dobbiamo pagare le tasse se in pochi le pagano ed i servizi offerti sono scadenti?

“Pagare le tasse è un dovere – spiega Giorgetti – Avere tasse eque è un fatto di giustizia. Il compito di chi governa è definire un sistema fiscale non vessatorio. Questa è l’ambizione che stiamo cercando di mettere in campo con la legge delega attualmente in Parlamento che dovrebbe riscrivere il nostro sistema fiscale. Perché si pagano? Per far sì che ci possano essere servizi di qualità e su questo è necessario un grande sforzo in termini di recupero di efficienza e di riduzione degli sprechi. Certo, c’è differenza tra area ed area del Paese e questo lasciatemelo dire, spesso riguarda il comportamento delle Regioni, penso alla sanità, che determina queste differenze. Compito della politica è quello di determinare un sostanziale equilibrio tra pressione fiscale e qualità dei servizi erogati”.

L’Italia non è un Paese per giovani? L’accesso al credito è un tabu per chi vuole rendersi autonomo, comprare una casa. “Il governo – ha continuato – non può certo intervenire sui mercati e non può decidere i tassi che sono, al contrario, definiti dalle Banche Centrali. Quello che abbiamo però ottenuto è che l’Associazione Bancaria Italiana abbia imposto un tetto oltre il quale i tassi di interesse per i mutui non potranno andare. Inoltre, nell’ultima legge di bilancio abbiamo introdotto un fondo garanzia prima casa rivolto ai giovani. Ha avuto un grandissimo successo e pensiamo a riproporlo nella prossima legge di bilancio”.

Su tutto emerge un deficit di conoscenza. Gli italiani sanno poco di conti pubblici, pochissimo delle dinamiche che governano le questioni finanziarie e di bilancio. Giorgetti è convinto che questo è un gap reale, da colmare quanto prima: “Esiste un deficit di educazione finanziaria in Italia – dice – Per questo ho chiamato a presiedere il comitato per l’educazione finanziaria Donato Masciandaro che è uno che riesce a rendere semplici le cose complicate. Per colmare questo gap di conoscenza ho sollecitato il Ministero dell’Istruzione. Credo esista un problema di dignità di orario per queste materie in alcuni indirizzi scolastici, ma credo che siamo sulla buona strada”. Certo, la scuola non è l’unico interlocutore. Ne è convinto Giorgetti: “Una parte della responsabilità è del web dove altissimo è il rischio di fake news che in questo ambito possono provare vere e proprie catastrofi. Capita che ci sia la difficoltà di capire cosa è vero e cosa no in ciò che leggiamo. È un tema che richiede interventi urgenti. Io l’ho portata a livello di G7 e G20 a conferma di quanto per me rappresenti una priorità”.

Un passaggio sul federalismo fiscale nazionale ed europeo, in che direzione si va?  “Sul federalismo fiscale nazionale – ha detto – si andrà avanti in questa direzione anche perché a mio avviso contiene una declinazione molto importante, quella del principio di responsabilità. Chiunque va a chiedere le tasse ha la responsabilità di erogare servizi, necessariamente, e che siano quanto più efficienti possibile”. Diversa la questione del federalismo fiscale europeo: “Oggi l’Europa – dice – è chiamata a discutere di regole di bilancio e fiscali. Il potere fiscale è nazionale ma da più parti viene chiamata in causa la capacità fiscale europea. In questo delicato ambito c’è una questione che coinvolge proprio il profilo democratico dei singoli Stati. I parlamenti nazionali potrebbero essere svuotati se si dovesse cedere sovranità fiscale all’Europa. Sinceramente non credo che questo percorso andrà avanti molto speditamente”.

La politica resta, perciò, centrale. E serve una politica forte che sappia esprimere governi solidi. Oggi in Europa il quadro non è esattamente rassicurante in questo senso. Lo spunto arriva ovviamente dalla Spagna e dalle incertezze consegnate dalle urne: “Oggi – dice – a livello europeo non ci sono governi molto solidi politicamente, ad eccezione dell’Italia. E lo stesso governo europeo mette dentro popolari, socialisti, verdi e liberali. Questo rappresenta un po’ un problema perché se la Cina ha la possibilità di decidere in un attimo, se lo stesso può fare l’America o, ancora, la Turchia, l’Europa non ha la stessa velocità data proprio dalla eterogeneità del suo governo e questo è un problema”.

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