Cinema e sport insieme grazie al main partner acqua Lete. Nel terzultimo giorno della 53a edizione sono intervenuti a Giffoni il karaketa specializzato in kumite Luigi Busà medaglia d’oro ai giochi olimpici di Tokyo nella finale con l’azero Rafael Agavev.
Cinema e sport insieme grazie al main partner acqua Lete. Nel terzultimo giorno della 53a edizione sono intervenuti a Giffoni il karaketa specializzato in kumite Luigi Busà medaglia d’oro ai giochi olimpici di Tokyo nella finale con l’azero Rafael Agavev. Lo sport a Giffoni anche attraverso il racconto di Massimo Vallati ideatore di Calciosociale, un progetto che mira a cambiare le regole del calcio per ridiscutere le regole del mondo, un progetto di inclusione sociale che vuole partire dalla potenzialità del calcio, sfruttandone l’audience e la popolarità diffusa, per costruire una società più democratica.
“Dove c’è sport si respira aria buona”, diceva così Luciano Pezzi direttore sportivo di Marco Pantani, e lo sport è uno di quegli idiomi che possono essere utilizzati per dialogare con i giovani di tutte le età, ed è quanto avvenuto questa sera nella Sala Blù del Multimemia valley di Giffoni: “Calciosociale nasce per dare il via ad un cambiamento – ha commentato Massimo Vallati– ovvero far diventare il calcio uno strumento di crescita e coesione sociale, fondato sull’inclusività e sulla reciprocità e il rispetto del giocatore come individuo nella sua completezza. Calciosociale prevede un campionato con regole diverse da quelle classiche. Le squadre si formano in base al coefficiente di abilità. E la novità è che tutte le squadre devono avere lo stesso coefficiente. Nel mondo del calcio, vince statisticamente chi ha più soldi da investire per alzare il proprio coefficiente. Nel Calciosociale si impara come stare bene insieme e ad affrontare i problemi della nostra vita”.
Le idee a Massimo Vallati non mancano: “Vorremmo portare questo progetto nelle scuole calcio, questo favorirebbe lo sviluppo dello sport fra i ragazzi, il calcio è il più grande fenomeno comunicazione al mondo e va utilizzato in ogni suo aspetto”.
Chi sul tetto del mondo ci è salito è l’oro olimpico Luigi Busà campione a Tokyo: “Lo sport a me ha salvato la vita – una delle frasi pronunciate durante l’incontro con i ragazzi della Sala Blu-, vengo da Avola e li la vita è difficile. Ero un ragazzo obeso sono stato bullizzato e quelle stesse persone poi sono state le prime ad abbracciarmi al mio ritorno con la medaglia al collo. Il perdono è l’arma più forte che abbiamo. Io ho deciso di essere atleta quando ero bambino”.
Luigi voleva diventare campione olimpico di karate quando questa disciplina non faceva parte ancora della competizione: “Ho cominciato a fare karate a 4 anni e già sognavo di vincere un’olimpiade. Una competizione in cui te la giochi con i migliori al mondo, a voi ragazzi auguro di provare le stesse emozioni. Dopo il sogno però bisogna sempre porsi altri obiettivi. Il karate è un’arte marziale, bisogna rispettare gli altri, siano essi più grandi o piccoli di noi. Alla fine c’è la mano e l’abbraccio in segno di rispetto. Ero una testa matta da piccolo, le regole sono fondamentali per saper vivere nel quotidiano. Pochi diventano campioni olimpici, il karate è un compagno di vita. Dopo l’oro volevo smettere ma poi sono tornato in palestra per l’amore di questa disciplina molto nobile”:
Un incontro pregno di emozioni e domande a cui i due protagonisti non si sono sottratti: “Siamo fatti per le sfide – chiude Busà– e per superare i limiti, quando vai oltre la difficoltà è dietro l’angolo. Ognuno di voi deve fidarsi dei propri genitori, parlare con loro, comunicare significa risolvere il problema al 50%. Invito le donne a fare arti marziali, dopo ci sarà più consapevolezza nelle proprie qualità. La donna è più forte dell’uomo e lo sport è e deve essere uguale per tutti. Il mio libro La forza del controllo promuove quello di cui siamo appassionati”.