Al Palazzo D’Avalos la band guidata da Alessio Bernabei in uno showcase tra musica e parole
Sono stati i Follya, progetto musicale nato lo scorso anno con alle spalle la fortunata esperienza dei Dear Jack, i protagonisti della seconda giornata di “Giffoni for Procida”, progetto culturale fatto di cinema e musica indirizzato ai giovani studenti di Procida in corso di svolgimento nella suggestiva location del Palazzo D’Avalos, capolavoro del rinascimento partenopeo, a Terra Murata di Procida.
Per la band erano presenti la voce Alessio Bernabei e Francesco Pierozzi alla chitarra. I Follya hanno incontrato gli studenti dell’Istituto Comprensivo “Capraro” di Procida e lo Youth Panel del Safer Internet Centre che stanno svolgendo attività di approfondimento relative alla sicurezza in rete nell’ambito del progetto Generazioni Connesse.
A fare gli onori di casa Pietro Rinaldi, presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience. “Procida – ha detto – un’isola fantastica, un’eccellenza della Regione Campania, unica al mondo come unico al mondo è Giffoni. Questo progetto è il risultato di una collaborazione che va avanti da anni. Giffoni ha sostenuto con forza e passione la candidatura di Procida a Capitale italiana della Cultura. In questi giorni abbiamo incontrato tanti giovani che hanno avuto modo di vedere film, di seguire talent, di confrontarsi e divertirsi. È lo spirito di Giffoni che incontra Procida. Rinnoviamo in questi giorni un’amicizia che ha ancora tanta strada da percorrere”.
A guidare i Follya nell’incontro con i ragazzi di Procida Gianvincenzo Nastasi del team di Giffoni. Non si poteva che partire dal cinema, dal rapporto tra musica ed immagini. “Il nostro progetto – ha detto Bernabei – nasce con tante influenze cinematografiche. Abbiamo preso ispirazione dal mondo di Tim Burton e anche nei Follya questo retaggio è molto forte. Sono un appassionato dei film di Tarantino ma ultimamente sto riscoprendo il cinema italiano ed è proprio vero che la vera Hollywood siamo stati noi”.
Spazio poi alla musica con il primo singolo dei Follya “Morto per te” fino all’ultima hit uscita lo scorso marzo, “Mister”: “E’ una canzone di protesta – dicono – Il coraggio di credere in se stessi è la chiave. Il mister puoi essere anche te che spesso ti limiti, ti autocensuri. Ma il mister può essere un genitore, un professore, un superiore. Non dobbiamo aspettare un mister che ci faccia entrare in campo, dobbiamo imparare a farlo da soli”.
Tante le domande che arrivano dalla platea e che vanno a toccare angoli che spesso restano in ombra nelle normali interviste: “Davvero grazie – sorridono Alessio e Francesco – perché queste domande i giornalisti non ce le fanno mai”.
I Follya si rivolgono ad una platea di giovanissimi che vivono una fase di costruzione del proprio domani. Il consiglio è quello di seguire le proprie passioni. “Io non vedevo l’ora di finire la giornata di studio – spiega Bernabei – per andare in garage e suonare. E non siamo cambiati molto da allora. Sentivo che dovevo fare musica, dovevo avere la musica nella mia vita. Sono fiero di questo perché se riesci a fare nella vita ciò che vuoi fare veramente, questo è il vero successo”.
Fare musica significa anche scegliere una cifra stilistica. C’è una questione di identità, di riconoscibilità, cosa ne pensano i Follya? “Siamo partiti dieci anni fa con i Dear Jack – spiegano – eravamo particolarmente giovani. Poi sono successe varie cose. Adesso siamo tornati insieme. In un mondo di cambiamenti abbiamo avuto il coraggio di cambiare, ma siamo comunque ancora noi. Ci siamo allontanati da un brand che aveva già la sua notorietà. La vita è un continuo cambiamento. Un po’ come la fenice che rinasce dalla cenere. E’ quello che è successo anche a noi”.
Nel loro percorso artistico c’è un talent, Amici, da cui tutto ha avuto inizio. “Il talent – dicono – è stata la nostra vera cassa di risonanza. Dobbiamo essere sempre grati a quel programma perché ci ha consentito di fare musica per lavoro. Se lo consigliamo? Se funziona perché no. Ma oggi le strade per arrivare al successo sono tante. Se funzionano puoi provarle tutte”. Fino al Sanremo che Bernabei ha affrontato nella sua fase da solista: “E’ un orgoglio farlo – dice – soprattutto per mia mamma che ci teneva. E’ una roba che ti porti dentro. E’ un po’ come per un calciatore che va ai mondiali”.
Ancora musica, selfie, autografi ed il pomeriggio procidano dei Follya resta un piccolo momento di felicità e di condivisione.
La giornata di ieri ha visto anche proiezioni in sala. Con i piccoli spettatori dell’Istituto comprensivo “Capraro” che hanno avuto la possibilità di vedere sul grande schermo del Palazzo D’Avalos “Il ragazzo e la tigre” di Brando Quilici, storia di amicizia e solidarietà tra cuccioli d’uomo e cuccioli di tigre. Tantissimi gli spunti emersi dal confronto successivo alla visione del film. Il messaggio, i valori, la storia di un’amicizia, il senso dell’onesta, la condanna della cattiveria come strumento per raggiungere i propri scopi, l’amore per la famiglia, la protezione che arriva da una mamma anche se adottiva, una vera e propria girandola di emozioni, quelle colte con profondità e sensibilità dai bambini di Procida. Gran finale in sala con canzoni a squarciagola ed un arrivederci al prossimo film, magari in una sala della Giffoni Multimedia Valley.