GRUPPO SPORTIVO PARALIMPICO DELLA DIFESA. “LA VERA SFIDA È PROMUOVERE SPORT IN CUI NON VI SIA PIÙ LA DIFFERENZA TRA NORMODOTATI E DISABILI”

Sport, sogni e barriere architettoniche: sono soltanto alcuni dei temi che i ragazzi di Impatto Giovani hanno affrontato assieme agli esponenti del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa.

Sport, sogni e barriere architettoniche: sono soltanto alcuni dei temi che i ragazzi di Impatto Giovani hanno affrontato assieme agli esponenti del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa.

Costituito nel dicembre 2014, il distintivo del GSPD riporta il motto: “Per Aspera ad Astra” (attraverso le difficoltà, verso le stelle).

Abbiamo cominciato in 13, ora siamo in 90” raccontano gli sportivi, ponendo l’accento sul ruolo centrale dello sport come stimolo a guardare avanti e a rimodulare la propria vita dopo la disabilità.

Ferito in Libano, il colonnello Roberto Punzo è il primo atleta paralimpico del badminton italiano ed è impegnato nella promozione del padel misto.

Date al futuro l’opportunità di potervi sorprendere, io non avrei mai pensato di poter praticare sport dopo la disabilità, di avere certi risultati e di poter essere qui con voi oggi. Vi dirò che mi sono un po’ stufato di fare sport soltanto con chi è disabile come me, bisogna impegnarsi in una reale inclusività che preveda l’integrazione. Mi occupo della promozione del padel misto, perché è uno sport in cui le differenze tra disabili e normodotati possono essere azzerate. Sto vivendo questi tempi supplementari della vita con gratitudine, ho recuperato fiducia nel mio corpo offeso e menomato e questo grazie allo sport. La nostra capacità di adattamento è incredibile, quando capisci che i tuoi limiti sono le tue prime risorse, quei limiti puoi spostarli proprio tu ogni giorno”.

Il tenente colonnello Gianfranco Paglia è stato ferito in uno scontro a fuoco trent’anni fa, in Somalia. “Ho pianto quando mi hanno comunicato che non avrei potuto più camminare, ma subito dopo ho pensato che fosse una fortuna essere ancora vivo! Lo sport è arrivato più recentemente, subito dopo l’incidente il mio pallino era tornare in servizio ed è quello che ho fatto. Sono tornato a lanciarmi col paracadute, non voglio rinunciare a nulla perché la vita è una sola. Ultimamente, assieme alla Federazione Italiana Sci di Fondo, stiamo facendo una serie di attività dimostrative. Non ci aspettiamo medaglie, ma vogliamo far passare il messaggio che si tratta di uno sport a cui hanno accesso anche i disabili”.

Un incidente stradale in servizio, a soli 27 anni. La terza testimonianza è di Antonio Auricchio. “Per me è stato difficile, ho sofferto di dolori neuropatici lancinanti, non dormivo, ma grazie al nuoto ho ricominciato ad avere un rapporto con il mio corpo e sono tornato a vivere. L’incidente mi ha fatto capire che per affrontare e risolvere i problemi ci vuole soprattutto la testa, la disabilità è minima quando hai una testa che funziona. Ora sogno di infortunarmi meno e di partecipare ai Giochi Paralimpici”.

 

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