Mitsubishi

GIFFONI E MITSUBISHI: SGUARDO SEMPRE PUNTATO AL FUTURO. IL CONFRONTO TRA ESPERTI E GIOVANI SULLE QUESTIONI CLIMATICHE

Decarbonizzazione, nucleare, transizione ecologica. Riflessioni sul futuro e sul presente. Sono stati alcuni dei nuclei tematici discussi durante la sezione Impact (domenica 23 luglio, nella Sala Blu del Multimedia Valley) tra i giovani del Giffoni Film Festival e Mitsubishi Electric.

Decarbonizzazione, nucleare, transizione ecologica. Riflessioni sul futuro e sul presente. Sono stati alcuni dei nuclei tematici discussi durante la sezione Impact (domenica 23 luglio, nella Sala Blu del Multimedia Valley) tra i giovani del Giffoni Film Festival e Mitsubishi Electric. Non si tratta del primo contributo della nota azienda alla kermesse: già nel 2017 aveva assistito la manifestazione nel climatizzare il più grande polo creativo del Sud Italia – Giffoni Multimedia Valley – con produzioni audiovisive, laboratori e luoghi per giovani, sale proiezioni e un’arena per i grandi eventi. A portare il proprio contributo sono stati Massimo Salmaso (giornalista sportivo e Education & Training Specialist di Mitsubishi electric), Filippo Busato (professore Università Mercatorum ed ex presidente dell’Aicarr), Maurizio Melis(giornalista, divulgatore scientifico di Radio24 e autore della trasmissione “Smart City, voci e luoghi dell’innovazione”). L’azienda specializzata nell’efficientamento energetico e la climatizzazione, in ambito industriale e domestico, ha presentato a Giffoni i propri progetti sul tema della sostenibilità energetica; l’incontro con i giffoner della Impact è stata l’opportunità per costruire un dialogo costruttivo e appassionante sulle attuali tematiche ambientali.

«C’è senz’altro una transizione in atto – ha spiegato Maurizio Melis – ma la domanda che bisogna farsi è se la stiamo realizzando seguendo criteri di razionalità, oppure stiamo seguendo anche altre logiche e forse allora la transizione diventa una fuffa». A fargli eco è Filippo Busato, che ai giovani ha parlato di transizione ecologica in rapporto a due termini cruciali: meta o miraggio? «Penso ci siano due facce della stessa medaglia – ha chiarito – Parlare di meta vuol dire aver in mente un punto a cui arrivare. Quando parli di miraggio accade, come del resto negli ultimi dieci anni, che i risultati non arrivino». Ad arricchire le riflessioni, Massimo Salmaso concentrato sui confronti generazionali: «Stiamo cercando di fare qualcosa per le generazioni future e per quelle attuali. L’errore fatto negli ultimi anni è stato di dimenticarci di quel che dobbiamo ancora vivere in questi nostri giorni. È un momento storico importante».

Il tema della Decarbonizzazione ha acceso gli animi in sala. «Non ha senso demonizzare i fossili, sui quali abbiamo costruito la ricchezza della società in cui viviamo – ha detto Busato – Il negazionismo sta aumentando in modo drastico, anche in Italia. Li vediamo gli effetti del cambiamento climatico. Dobbiamo quindi cambiare fonti. Abbiamo le rinnovabili. Dopo 200 anni dalla rivoluzione industriale per la prima volta abbiamo fonti alternative a quelle a base carbonio, l’eolico e il solare, sono anche competitive economicamente. C’è un piccolo problema. Che quando noi pensiamo al cambiamento, diciamo di dover passare dai fossili alle rinnovabili. Ma dobbiamo passare da un sistema basato su fonti energetiche programmabili a quelle non programmabili. Se il fotovoltaico producesse a comando avremmo fatto già la transizione. Quelle fonti non bastano. Ci sono altre strade. Due in particolare: quando produciamo tanto, stocchiamo l’energia per i giorni in cui ne avremo poco, oppure l’alternativa è provare il nucleare. Bisogna tenere le porte aperte verso tutte le soluzioni, lontano da un approccio ideologico». Sul nucleare Busato ha focalizzato l’attenzione sul piano economico. «La trasformazione fondamentale avvenuta in Italia nell’arco di tempo compreso tra il periodo in cui si pensava al nucleare al momento in cui non ci si pensa più, rappresenta un cambiamento sociale dell’energia. Prima l’energia era una produzione di tipo statale, oggi la produzione è privata. Un tema che riguarda non solo l’Italia, ma altri paesi. In quali paesi c’è un sistema privato che sta investendo sul nucleare oggi? I soldi non ce li sta mettendo nessuno. Non ci sono finanze che paghino questa energia. Il tempo di costruzione delle centrali è molto più elevato. I privati non se la sentono di rischiare, il rischio di impresa è molto alto».

Molte le contraddizioni in atto sulle problematiche ambientali e relative soluzioni. Ne è convinto Salmaso: «Leggendo il Pniec di 144 pagine, Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, che poi è il progetto per l’energia fino al 2030, vediamo come la parola pompa di calore è citata 47 volte: è tanto. Parallelamente ho letto giorni fa che la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo dovevano mettersi d’accordo sui gas refrigeranti. Tutta l’apparecchiatura per climatizzarci, riscaldarci, per fare acqua calda sanitaria, possiede gas all’interno che contengono particelle di fluoro, impattanti per il riscaldamento globale. Quindi da una parte abbiamo la parola pompa di calore e dall’altra c’è una probabile normativa che vieterà l’uso dei gas di oggi ovvero gli idrofluorocarburi, a favore di fluidi estremamente naturali. C’è una contraddizione tra una direzione che ci dice che la pompa di calore è il sistema di riscaldamento del futuro, e l’Europa che ci dice come dobbiamo limitare l’uso di gas che fanno funzionare queste macchine».

Solo una delle tante confusioni che pesano sulla risoluzione della crisi energetica e del problema climatico. «Dal 2019 è nata nel dizionario la parola ecoansia – ha aggiunto ancora Busato – La gente ha bisogno di sentirsi dire alcune cose, anche per mettersi l’animo in pace e tranquillizzarsi. L’ansia nei confronti del clima sta crescendo. L’approccio per il problema di sostenibilità è nell’economia circolare. Oggi bisognerebbe parlare di un processo che va dalla culla alla rinascita di un oggetto. Il processo oggi non è più legato alla dismissione, ma al reimpiego. Questa è una chiave fondamentale. Il punto è sempre quello, una questione di approccio culturale».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *