Emi e il viaggio alla ricerca di sé stessa nel film in concorso WE WILL NEVER BELONG per la sezione Generator +18

Questa mattina nella Sala Galileo i giurati della sezione GENERATOR +18 del Giffoni Film Festival 2023, hanno assistito alla proiezione del film WE WILL NEVER BELONG scritto e diretto dalla regista Amelia Eloisa. Dopo aver impiegato 3 anni nello scrivere la sceneggiatura, la cineasta si è cimentata per la prima volta con la direzione di un lungometraggio. La storia raccontata offre diversi spunti sui quali tutti possono – o meglio dovrebbero – riflettere, a prescindere dal proprio orientamento sessuale.

Per la regista Amelia Eloisa, questo film può considerarsi un atto di amore verso sé stessa e le persone che hanno fatto e fanno parte della sua vita. Molte delle situazioni mostrate nel film, sono autobiografiche, come la storia dei suoi genitori e della mamma innamorata di un’altra donna. Raccontare la storia di Emi per lei ha avuto anche la valenza di un percorso terapeutico, portandola ad esternare le fragilità e le paure, che per anni non le hanno permesso di esprimersi realmente.

La storia dell’adolescente Emi non è da considerare lontana anni luce dalla nostra realtà, solo perché ambientata in Messico. Il complesso universo che prende il nome di adolescenza, pone Emi di fronte a una situazione complicata, difficile da poter gestire. Essere una ragazzina con i genitori separati, scoprire che la mamma è lesbica ed ha una compagna che ama follemente, sono gli elementi che hanno portato Emi a perdere il controllo della sua vita. Questa realtà impossibile da accettare, la porta a scappare, rifugiandosi a casa del padre, insieme alla sua nuova famiglia. L’arrivo in casa della figliastra, la sensuale e selvaggia Gala, inizia a far vacillare quelle certezze che Emi era convinta di possedere. Conoscerla, trascorrere del tempo insieme a lei, dalla mattina alla sera, la pone per la prima volta ad interrogarsi sul suo orientamento sessuale. Curioso come lo stesso motivo per la quale ha deciso di lasciare la madre, sia lo stesso che ora la sta mettendo in seria difficoltà con se stessa.

La regista Amelia Eloisa presente durante il dibattito tra i juror più grandi del Giffoni Film Festival, caratterizzati dalla maglietta arancione, ha risposto alle loro domande e riflessioni, spiegando nella maniera più chiara e schietta possibile, tutto il lavoro svolto. Per lei è stato importante raccontare questa storia con gli occhi di una donna, visto che la maggior parte delle volte, la visione del mondo viene fornita da uno sguardo prettamente maschile. In Messico, data la tematica LGBTQ+, è stato accolto con una duplice visione: quella di un Paese profondamente religioso, ma allo stesso tempo, anche molto colorato e pieno di sfumature. Tra le riflessioni dei ragazzi, ad aver colpito la loro attenzione sono stati alcuni simboli, inseriti nella storia di Emi, ovvero: l’acqua e i fiori.

Nel primo caso, per la regista, l’elemento dell’acqua rappresenta i sentimenti che vanno e vengono nella vita di una persona e che possono essere calmi e agitati. Per quanto riguarda i fiori, la presenza delle calle bianche, dopo la morte della nonna, hanno una duplice valenza. Mentre in Messico si usano per omaggiare una persona venuta a mancare, nel linguaggio universale, rappresentano spiritualità e amore puro. Il viaggio alla scoperta di sé stessa effettuato dalla protagonista del film, è lo stesso che Amelia Eloisa sta cercando di attuare da 36 anni. Per lei la vita andrebbe presa così come viene: “Se avete voglia di baciare qualcuno fatelo, non sappiamo se avremo tempo di farlo”.

 

Ed infine, prendendo spunto dal tema di #Giffoni53, una giurata ha invitato tutti a riflettere su un concetto molto importante, spesso sottovalutato o dimenticato: oggi siamo tutti indispensabili, come delle rotelle che fanno parte dello stesso ingranaggio. Il messaggio della diversità non deve essere considerato come critica, ma come una ricchezza.

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