Non si contano le numerose volte in cui parole significanti un disturbo, un problema psichico o una vera e propria malattia mentale sono adoperate, in particolare tra i giovani, a scopo offensivo e discriminatorio provocando, nella vittima, un autentico isolamento, ansia e depressione. Queste situazioni drammatiche, in continuo aumento, sono state il tema dell’incontro svoltosi oggi, in Sala Truffaut, alla 53esima edizione del Giffoni Film Festival, dal titolo “Parole che disturbano”.
Non si contano le numerose volte in cui parole significanti un disturbo, un problema psichico o una vera e propria malattia mentale sono adoperate, in particolare tra i giovani, a scopo offensivo e discriminatorio provocando, nella vittima, un autentico isolamento, ansia e depressione. Queste situazioni drammatiche, in continuo aumento, sono state il tema dell’incontro svoltosi oggi, in Sala Truffaut, alla 53esima edizione del Giffoni Film Festival, dal titolo “Parole che disturbano”, un progetto patrocinato dalla RAI per la sostenibilità e l’Unicef alla presenza di Roberta Ando’ (Sociologa dei Processi culturali del Dip. Soras) di Arianna Terrinoni (Dirigente Medico del Policlinico Umberto I di Roma) e del Dr. Samuele Briatore. I tre professionisti hanno consegnato ai ragazzi presenti in Sala diverse slide in cui sono state analizzate, tra le diverse, 4 parole con rispettivo significato clinico e con diversa fruizione ad opera del linguaggio giovanile: Autistico, schizofrenico, bipolare e anoressico. Queste tre parole, variabili sia al maschile che al femminile, sono state al centro di un PCTO realizzato con alcune scuole della provincia di Roma per cercare di creare una forte sensibilizzazione sul loro significato. È emerso che tutti questi disturbi, purtroppo, non raramente sono adoperate con molta superficialità in maniera offensiva ed anche ilare ed a scopo canzonatorio. Secondo lo studio effettuato dagli ospiti, sia i termini come “autistico” che “bipolare” , tra i giovani e nell’universo dei Social Media (non nel Mondo dello sport, zona “pura”) sono utilizzati in maniera discriminatoria e tendente all’isolare la persona affetta dal disturbo anziché a dare tutto l’affetto e l’assistenza adeguata per una sempre maggiore inclusione. Meno adoperata nel linguaggio, forse dovuta ad una maggiore difficoltà ed anche perché appartenente alla categoria di disturbo più drammatico la schizofrenia: anche in questo caso i professionisti hanno spiegato, come nei casi precedenti, la definizione medica precisa e condotto un dibattito con i presenti, dibattito che è stato molto intenso a livello emotivo in particolare quando ha preso la parola una giffoner affetta da autismo che, tra gli applausi e la commozione, ha raccontato la sua vicenda personale. Vicenda personale che è stata al centro della discussione quando l’incontro ha toccato un disturbo delicatissimo e terribile dei nostri tempi quale l’anoressia, altra parola affrontata; con un supporto di video e di video- interviste , gli ospiti hanno chiesto ai giffoner di questo disturbo, il momento davvero più toccate dell’incontro; due ragazze, non trattenendo la commozione, hanno consegnato alla grande famiglia del Giffoni Film Festival rispettivamente l’esperienza personale e l’esperienza di una propria amica; “Ne parlo con molta difficoltà- racconta la giovane Giffoner- perché è stato un periodo orribile. Arrivavo, quando avevo fame, di mangiarmi il ghiaccio pur di non toccare cibo la cui vista soltanto mi procurava il pianto. Sono grata a Giffoni che affronta questi temi perché non si affrontano quasi mai. Il pensiero più brutto è il pensiero, che molte volte ti sfiora, che tu puoi essere un problema per la società o per la famiglia ed è orribile”. “Avevo una compagna di classe che soffriva di anoressia- racconta l’altra Giffoner- che vedevo ogni giorno sfiorire e ne soffrivo moltissimo perché non sapevo come aiutarla. Non voleva nemmeno andare a mare in Estate perché si vergognava del suo corpo. È stato emozionante quando l’ho convinta ad andarci con me e, guardandola finalmente sorridere, ho capito quanto possiamo essere “Indispensabili” per gli altri”.